
Fuori dal Giro: un modello urbano di prevenzione educativa e prossimità sociale a Palermo
Il 19 giugno 2025, presso la Sala Martorana di Palazzo Comitini, è stato presentato pubblicamente l’esito di Fuori dal Giro – Un presidio mobile “in rete” per la prevenzione e la riduzione dei rischi delle dipendenze patologiche, progetto promosso dal Comune di Palermo in qualità di ente capofila e finanziato nell’ambito del Fondo nazionale per l’infanzia e l’adolescenza. L’iniziativa, realizzata in partenariato con enti pubblici e realtà del terzo settore, ha operato per oltre un anno nei quartieri a più alta complessità sociale, raggiungendo giovani e adulti attraverso attività mobili, laboratori scolastici, sportelli di prossimità ed educativa di strada.
L’incontro ha rappresentato un’occasione di restituzione alla cittadinanza e alle istituzioni, ma anche un momento di confronto sui modelli d’intervento urbano basati sull’ascolto, sulla prevenzione e sulla prossimità educativa. Il progetto ha proposto una visione alternativa al paradigma dell’emergenza, ponendo al centro la continuità degli interventi, la costruzione di fiducia e la riduzione attiva del rischio legato all’uso di sostanze psicoattive.
Azioni concrete nei contesti della quotidianità
Attraverso l’impiego di due unità mobili, una operativa di giorno e una in fascia notturna, il progetto ha raggiunto direttamente i luoghi della vita quotidiana, in particolare le strade, le piazze, le scuole e le aree della movida cittadina. L’unità mobile diurna ha coinvolto 924 persone, distribuendo oltre 15.000 dispositivi informativi e realizzando quasi 500 interventi psicosociali, con più di 200 invii ai servizi sanitari e sociali. La versione notturna dell’unità, attiva nei fine settimana e in orari serali, ha raggiunto 241 persone, effettuando più di 1.100 distribuzioni di materiali preventivi, 68 interventi psicosociali e 38 invii.
Il profilo delle persone raggiunte è risultato diverso nei due contesti: prevalentemente adulti in quello diurno, più giovani nel contesto notturno. Mentre nel primo caso le sostanze più segnalate sono state crack ed eroina, in quello serale hanno prevalso ketamina, alcol, cocaina, ecstasy, marijuana e psicofarmaci.
Relazione educativa nei quartieri e agli sportelli
Oltre all’attività mobile, Fuori dal Giro ha previsto un lavoro costante sul territorio attraverso l’educativa di strada. Operando in quartieri come lo ZEN, il Borgo Vecchio e lo Sperone, il progetto ha intercettato oltre 250 giovani in modo informale ma strutturato, attivando relazioni significative, durature e non giudicanti. Il valore di questi interventi è stato confermato dalla frequenza con cui le persone tornavano a incontrare gli operatori e dalla qualità delle conversazioni che si sono sviluppate nel tempo.
Parallelamente, sono stati attivati sportelli di prossimità in cinque quartieri storicamente segnati da disagio sociale: Ballarò, Albergheria, Zen, Sperone e Borgo Vecchio. Qui si sono svolti oltre 250 colloqui, in luoghi accessibili e familiari, concepiti per favorire l’ascolto, l’osservazione attiva e la possibilità di ricevere un orientamento personalizzato, anche in assenza di una richiesta esplicita.
La scuola come spazio di prevenzione
Grande attenzione è stata riservata anche al mondo scolastico, con un’azione educativa diffusa che ha coinvolto quasi 3.000 studentesse e studenti attraverso laboratori, incontri e sportelli di ascolto. Le attività sono state impostate su una didattica non frontale, capace di stimolare la riflessione collettiva, la gestione delle emozioni e la conoscenza dei meccanismi neurologici alla base delle dipendenze. Molte delle ragazze e dei ragazzi coinvolti hanno espresso un forte senso di coinvolgimento e gratitudine per aver avuto uno spazio libero dal giudizio, in cui potersi raccontare e confrontare apertamente con i propri pari e con figure adulte di riferimento.
Dai percorsi realizzati sono emerse risposte estremamente mature e complesse alle domande aperte sui motivi legati all’uso di sostanze, sulle emozioni più difficili da gestire e sulla rete di supporto percepita. In molti casi, le risposte evidenziano come la solitudine, l’ansia, la paura del fallimento e la mancanza di fiducia in sé siano elementi centrali nell’esperienza del disagio adolescenziale. In modo significativo, alla domanda “A chi ti rivolgi per chiedere aiuto?” la risposta più frequente è stata “a nessuno” o “a me stessə”, segnalando una distanza ancora marcata dai servizi tradizionali.
Una visione centrata sulla persona
Uno degli assi portanti del progetto è stato il rifiuto di una visione patologizzante delle persone che usano sostanze. La dipendenza è stata letta come espressione di un disagio più profondo, legato spesso a storie di esclusione, traumi, abbandono o perdita di senso. Le parole raccolte nei dialoghi – “mi drogo per non sentire”, “non ho più desideri”, “non ho sogni” – raccontano vissuti che non possono essere affrontati solo in termini clinici, ma richiedono un accompagnamento centrato sulla relazione, sulla dignità e sulla possibilità di ricostruire una progettualità individuale.
Nei quartieri più fragili, la presenza regolare di operatori e operatrici ha rappresentato un punto di riferimento quotidiano, in grado di contenere, sostenere e orientare, anche laddove non esisteva una domanda esplicita. Questo tipo di presenza educativa e psicosociale ha saputo restituire visibilità a chi troppo spesso resta ai margini, dimostrando che la prevenzione può esistere solo là dove esiste una relazione di fiducia.
Un toolkit per rafforzare e replicare l’esperienza
Uno degli esiti più significativi del progetto è stato la realizzazione del Toolkit operativo Fuori dal Giro, pensato per essere utilizzato da enti locali, scuole, associazioni e professionisti che intendano promuovere azioni simili nei propri territori. Il toolkit si articola in quattro moduli: promozione della salute, prevenzione, riduzione del rischio e supporto, offrendo linee guida concrete, adattabili e fondate sull’esperienza diretta. Si tratta di uno strumento pensato per promuovere l’integrazione tra istituzioni, comunità locali e reti di cura, con l’obiettivo di rafforzare la prevenzione a livello sistemico.
Nel corso dell’incontro, è stato sottolineato da più voci come il contrasto alle dipendenze non possa prescindere da un investimento serio nella prevenzione, nella formazione e nell’educazione. È stato ribadito il valore del lavoro capillare svolto nei quartieri, la necessità di mantenere attivi gli sportelli e i presidi territoriali, e di rafforzare la rete di collaborazione tra scuola, servizi sociali, sanità e associazioni. È stata inoltre espressa la volontà di integrare queste pratiche all’interno delle politiche pubbliche locali, superando la frammentarietà degli interventi e promuovendo una visione di salute pubblica fondata su prossimità, continuità e inclusione.
Una rete di prevenzione che diventa modello
Fuori dal Giro ha dimostrato che è possibile costruire una prevenzione che non sia soltanto informazione, ma esperienza concreta di relazione, ascolto e accompagnamento. I risultati ottenuti – nei numeri, ma soprattutto nelle parole e nei cambiamenti osservati – confermano che quando le politiche pubbliche si avvicinano davvero alle persone, e quando lo fanno con rispetto e competenza, possono generare trasformazioni reali.
Il progetto, che prevede già investimenti che diano continuità all’operato – vuole mettere a valore non solo dati, ma strumenti, visioni e possibilità. E indica una direzione chiara: quella di una prevenzione che non aspetta, ma si muove. Che non parla dall’alto, ma si siede accanto. Che non giudica, ma accompagna. E che, soprattutto, non esclude nessuno dal proprio orizzonte di cura.